Manutenzione
La canna, anche se stagionata, raccolta e lavorata seguendo alla lettera il procedimento sopra esposto, è pur sempre di qualità inferiore rispetto al legno vero e proprio (parlando di durabilità e non di sonorità). Il legno stesso, con il passare degli anni, muta, si muove, e se non è mantenuto in ottime condizioni, rischia di rovinarsi inesorabilmente. Lo stesso discorso è amplificato per dieci volte parlando di Arundo donax che ha caratteristiche meccaniche qualitativamente inferiori rispetto al legno. La ciclicità di umido-secco fa compiere alla canna delle contrazioni a noi invisibili, ma un vero e proprio stress per le fibre della stessa. Questa ciclicità dobbiamo pensarla non solo come ricorrenza delle stagioni umide e secche, ma anche come ricorrenza delle suonate che faremo con questo strumento. È l’umidità del nostro fiato, o l’eccessiva saliva per i più inesperti, che andrà a compromettere nel tempo il nostro strumento. Chiunque all’inizio della propria esperienza musicale con i fiati, ha una incontrollata salivazione che nel caso di strumenti legnosi, nel tempo, come già abbiamo esposto, può provocare danni a lungo termine e addirittura può provocare la crescita di muffa.
Quindi, essendo a conoscenza che il legno è un materiale vivo, dobbiamo prendere le dovute precauzioni.
Il nostro peggior nemico quindi è l’umidità intesa anche come escursioni igrometriche (non solo per il legno ma anche per le delicate canne). Iniziamo a dire che l’umidità non possiamo sconfiggerla al 100% ma possiamo almeno combatterla per diminuire i danni. Iniziamo ad esempio a riflettere su dove posiamo il nostro strumento: deve essere un luogo asciutto e lontano da fonti di calore o luce diretta del sole (in questo caso il pericolo è l’eccessiva escursione termica); in caso avessimo una custodia, non deve essere di plastica e non deve essere chiusa ermeticamente. Non farebbe male creare un piumino di stoffa o di qualche altro materiale assorbente da inserire all’interno della canna, o addirittura mettere qualche bustina di perlite, come quella che troviamo nei comuni abiti di abbigliamento. Sono solamente piccoli accorgimenti per diminuire il rischio igrotermico ambientale e da post utilizzo dello strumento.
Ulteriori nemici del friscaletto, sono i residui che rimangono dall’unione della saliva e dalla polvere. Se, nel passare degli anni, non ci occupiamo della pulizia del cuore del nostro friscaletto (canale di insufflazione e finestrella) capita che nei meati iniziano a instaurarsi delle particelle di sporcizia che inesorabilmente andranno prima a migliorare ma dopo un certo limite a peggiorare il suono o addirittura a impedire di suonare.
Sconsiglio a chi non è esperto l’utilizzo di carta abrasiva all’interno del canale di insufflazione altrimenti la foga di pulire andrà non solo ad asportare lo sporco ma anche ad asportare parte della canna e quindi modificare l’assetto del canale. Per ovviare a questo problema io opero levando il tappo pulendolo per bene insieme alla parte interna della canna con una pezza.
Un friscalettaro professionista però è in grado di controllare la salivazione e ridurre al minimo l’umidità del friscalettu. Basta toccare con mano un friscaletto appena suonato da un professionista e paragonarlo a quello suonato da un allievo alle prime armi. Ci si renderà subito conto della enorme differenza e quindi della grande importanza della manutenzione per chi non è ancora in grado di controllare la salivazione.
Eticamente parlando, però, il vero suonatore di friscaletto è quello che se lo costruisce da se, e in questo caso, non ha bisogno di manutenzione, in quanto i suoi friscaletti si “rigenerano” sempre (ovvero avrà sempre friscaletti appena costruiti), escludendo però i friscaletti con un valore affettivo che il costruttore quindi non metterà mai da parte.
In conclusione la manutenzione, per chi inizia e per chi ha solamente uno strumento, è di fondamentale importanza almeno fino al momento in cui non si riesce a diventare ottimi costruttori.
Quindi, essendo a conoscenza che il legno è un materiale vivo, dobbiamo prendere le dovute precauzioni.
Il nostro peggior nemico quindi è l’umidità intesa anche come escursioni igrometriche (non solo per il legno ma anche per le delicate canne). Iniziamo a dire che l’umidità non possiamo sconfiggerla al 100% ma possiamo almeno combatterla per diminuire i danni. Iniziamo ad esempio a riflettere su dove posiamo il nostro strumento: deve essere un luogo asciutto e lontano da fonti di calore o luce diretta del sole (in questo caso il pericolo è l’eccessiva escursione termica); in caso avessimo una custodia, non deve essere di plastica e non deve essere chiusa ermeticamente. Non farebbe male creare un piumino di stoffa o di qualche altro materiale assorbente da inserire all’interno della canna, o addirittura mettere qualche bustina di perlite, come quella che troviamo nei comuni abiti di abbigliamento. Sono solamente piccoli accorgimenti per diminuire il rischio igrotermico ambientale e da post utilizzo dello strumento.
Ulteriori nemici del friscaletto, sono i residui che rimangono dall’unione della saliva e dalla polvere. Se, nel passare degli anni, non ci occupiamo della pulizia del cuore del nostro friscaletto (canale di insufflazione e finestrella) capita che nei meati iniziano a instaurarsi delle particelle di sporcizia che inesorabilmente andranno prima a migliorare ma dopo un certo limite a peggiorare il suono o addirittura a impedire di suonare.
Sconsiglio a chi non è esperto l’utilizzo di carta abrasiva all’interno del canale di insufflazione altrimenti la foga di pulire andrà non solo ad asportare lo sporco ma anche ad asportare parte della canna e quindi modificare l’assetto del canale. Per ovviare a questo problema io opero levando il tappo pulendolo per bene insieme alla parte interna della canna con una pezza.
Un friscalettaro professionista però è in grado di controllare la salivazione e ridurre al minimo l’umidità del friscalettu. Basta toccare con mano un friscaletto appena suonato da un professionista e paragonarlo a quello suonato da un allievo alle prime armi. Ci si renderà subito conto della enorme differenza e quindi della grande importanza della manutenzione per chi non è ancora in grado di controllare la salivazione.
Eticamente parlando, però, il vero suonatore di friscaletto è quello che se lo costruisce da se, e in questo caso, non ha bisogno di manutenzione, in quanto i suoi friscaletti si “rigenerano” sempre (ovvero avrà sempre friscaletti appena costruiti), escludendo però i friscaletti con un valore affettivo che il costruttore quindi non metterà mai da parte.
In conclusione la manutenzione, per chi inizia e per chi ha solamente uno strumento, è di fondamentale importanza almeno fino al momento in cui non si riesce a diventare ottimi costruttori.