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U Friscalettu

Un Friscalettu in Do costruito con
una canna stagionata 3 anni
Il Friscalettu, (flauto a becco di canna diritto a bocca zeppata chiamato anche zufolo) è lo strumento principale della tradizione Siciliana e oggi del folklore siciliano, insieme al marranzano ed al tamburello.
Era uno tra gli strumenti più noti e diffusi in ambiente contadino e pastorale, grazie alla facilità di apprendimento e alla sua spiccata versatilità musicale, ma soprattutto per le minime competenze tecniche necessarie per la sua realizzazione. Il flauto era uno strumento suonato prevalentemente da chi viveva e lavorava in aperta campagna, assolvendo una funzione ricreativa e liberatoria all'interno della vita quotidiana, ma aveva anche un posto di rilievo come strumento da ballo in contesti festivi in ambiente agro-pastorale, accompagnato ritmicamente dal tamburello. Il repertorio tipico del flauto diritto ha subito nel tempo continui mutamenti, andando di pari passo con il mutare dei gusti delle classi sociali, dettati dalla nascita di nuovi generi musicali. E così, al repertorio più antico costituito da balletti in 6/8 e da parafrasi di canzonette in voga, si sono aggiunte in un secondo momento nuove forme musicali da ballo di fama internazionale (valzer, polca, mazurca, quadriglia e contraddanza) che riuscirono a penetrare e ad imporsi anche all'interno della cultura musicale tradizionale. Inoltre, il principale veicolo di diffusione dello strumento era la vendita ambulante presso i santuari in occasione dei pellegrinaggi (celebre quello di Dinnammare) o nelle feste di paese, dove il flauto era un oggetto abbastanza richiesto, anche come gioco infantile o come souvenir.
Anticamente, per quanto riguarda il numero e la disposizione dei fori digitali per le dita, esistevano diversi modelli di flauto; alcuni più antichi, altri presumibilmente più recenti o frutto di un'ipotetica evoluzione avvenuta nel corso del tempo. Un modello ormai scomparso nel territorio messinese, ma che persiste ancora oggi nella Sicilia occidentale, era il flauto con 6 fori anteriori e 1 posteriore alto, il quale presentava una forte affinità con il flauto dolce in uso nella musica colta europea dall'epoca medievale fino al tardo '700, al quale fu aggiunto successivamente un ulteriore segmento all'estremità finale dello strumento per ottenere il settimo foro in basso. Un'altra categoria di flauti diritti a imboccatura zeppata presenti in area peloritana, era rappresentata da modelli recanti 2 fori posteriori; una versione più antica con 6 fori anteriori e 2 posteriori, soppiantata in epoca più recente da quella che diventò poi la più nota e diffusa, con 7 fori anteriori e 2 posteriori. Particolare, questo, da interpretare come possibili variazioni avvenute nel corso del tempo, frutto di una probabile evoluzione.
Era uno tra gli strumenti più noti e diffusi in ambiente contadino e pastorale, grazie alla facilità di apprendimento e alla sua spiccata versatilità musicale, ma soprattutto per le minime competenze tecniche necessarie per la sua realizzazione. Il flauto era uno strumento suonato prevalentemente da chi viveva e lavorava in aperta campagna, assolvendo una funzione ricreativa e liberatoria all'interno della vita quotidiana, ma aveva anche un posto di rilievo come strumento da ballo in contesti festivi in ambiente agro-pastorale, accompagnato ritmicamente dal tamburello. Il repertorio tipico del flauto diritto ha subito nel tempo continui mutamenti, andando di pari passo con il mutare dei gusti delle classi sociali, dettati dalla nascita di nuovi generi musicali. E così, al repertorio più antico costituito da balletti in 6/8 e da parafrasi di canzonette in voga, si sono aggiunte in un secondo momento nuove forme musicali da ballo di fama internazionale (valzer, polca, mazurca, quadriglia e contraddanza) che riuscirono a penetrare e ad imporsi anche all'interno della cultura musicale tradizionale. Inoltre, il principale veicolo di diffusione dello strumento era la vendita ambulante presso i santuari in occasione dei pellegrinaggi (celebre quello di Dinnammare) o nelle feste di paese, dove il flauto era un oggetto abbastanza richiesto, anche come gioco infantile o come souvenir.
Anticamente, per quanto riguarda il numero e la disposizione dei fori digitali per le dita, esistevano diversi modelli di flauto; alcuni più antichi, altri presumibilmente più recenti o frutto di un'ipotetica evoluzione avvenuta nel corso del tempo. Un modello ormai scomparso nel territorio messinese, ma che persiste ancora oggi nella Sicilia occidentale, era il flauto con 6 fori anteriori e 1 posteriore alto, il quale presentava una forte affinità con il flauto dolce in uso nella musica colta europea dall'epoca medievale fino al tardo '700, al quale fu aggiunto successivamente un ulteriore segmento all'estremità finale dello strumento per ottenere il settimo foro in basso. Un'altra categoria di flauti diritti a imboccatura zeppata presenti in area peloritana, era rappresentata da modelli recanti 2 fori posteriori; una versione più antica con 6 fori anteriori e 2 posteriori, soppiantata in epoca più recente da quella che diventò poi la più nota e diffusa, con 7 fori anteriori e 2 posteriori. Particolare, questo, da interpretare come possibili variazioni avvenute nel corso del tempo, frutto di una probabile evoluzione.